Locarno Film Festival – “Last Dance”. Un pensionato di 75 anni deve sopportare l’intrusione nella sua oziosa vita di altri membri della famiglia.
Locarno Film Festival – “Last Dance”. Un pensionato di 75 anni deve sopportare l’intrusione nella sua oziosa vita di altri membri della famiglia.
La famiglia «sequestra» l’anziano. Succede nel film «Last Dance», di Delphine Lehericey, proiettato in Piazza Grande al Locarno Film Festival lunedì sera. Che ne pensano gli esperti del settore? Il lungometraggio visto con gli occhi di una psichiatra in reparto gerontopsichiatrico e un geriatra di lunga esperienza. La storia segue un 75.enne rimasto vedovo, «pressato» dal suo entourage. In teoria dovrebbero sostenerlo, ma la loro tutela si rivela soffocante, quasi poliziesca… ecco allora che il protagonista si ribella. «Lasciatemi in pace!», urla mentre, di nascosto, inizia a frequentare un corso di danza moderna, che lo porterà a esibirsi insieme ai suoi nuovi compagni di fronte a un pubblico senza parole. Troppa protezione, medicalizzazione ad ogni costo, pressante sorveglianza sanitaria, al limite del ‘poliziesco’…
Come terapisti occupazionali, crediamo fortemente nel messaggio che il film ci lascia. Un corretto bilanciamento tra protezione sociale e vita; tra trattamenti farmacologici e socialità. Il terapista occupazionale può fungere da facilitatore ambientale per comprendere il giusto livello di autonomia che la persona anziana possiede per dare aiuto dove necessario senza incentivare una disabilità acquisita da un eccesso di protezionismo, sia esso famigliare o ospedaliero.
Ringraziamo il Locarno Film Festival per la sensibilità, il Corriere del Ticino per la recensione e il Prof. Graziano Ruggeri per le sue riflessioni.
La famiglia «sequestra» l’anziano. Succede nel film «Last Dance», di Delphine Lehericey, proiettato in Piazza Grande al Locarno Film Festival lunedì sera. Che ne pensano gli esperti del settore? Il lungometraggio visto con gli occhi di una psichiatra in reparto gerontopsichiatrico e un geriatra di lunga esperienza. La storia segue un 75.enne rimasto vedovo, «pressato» dal suo entourage. In teoria dovrebbero sostenerlo, ma la loro tutela si rivela soffocante, quasi poliziesca… ecco allora che il protagonista si ribella. «Lasciatemi in pace!», urla mentre, di nascosto, inizia a frequentare un corso di danza moderna, che lo porterà a esibirsi insieme ai suoi nuovi compagni di fronte a un pubblico senza parole. Troppa protezione, medicalizzazione ad ogni costo, pressante sorveglianza sanitaria, al limite del ‘poliziesco’…
Come terapisti occupazionali, crediamo fortemente nel messaggio che il film ci lascia. Un corretto bilanciamento tra protezione sociale e vita; tra trattamenti farmacologici e socialità. Il terapista occupazionale può fungere da facilitatore ambientale per comprendere il giusto livello di autonomia che la persona anziana possiede per dare aiuto dove necessario senza incentivare una disabilità acquisita da un eccesso di protezionismo, sia esso famigliare o ospedaliero.
Ringraziamo il Locarno Film Festival per la sensibilità, il Corriere del Ticino per la recensione e il Prof. Graziano Ruggeri per le sue riflessioni.